Possiamo iniziare questo artico introducendo una “definizione” di Celiachia comunemente accettata: «La celiachia è una reazione immunitaria all’assunzione di glutine. A lungo andare questa reazione produce un’infiammazione che danneggia il rivestimento dell’intestino tenue e impedisce l’assorbimento di alcuni nutrienti (malassorbimento).
La celiachia è una malattia permanente dovuta a una reazione autoimmune al glutine: una proteina presente per esempio nel grano, nell’orzo e nella segale. Nei soggetti celiaci mangiare glutine scatena una risposta immunitaria nell’intestino tenue; a lungo andare questa reazione produce un’infiammazione che danneggia il rivestimento dell’intestino tenue e impedisce l’assorbimento di alcuni nutrienti (malassorbimento). Il danno intestinale può causare perdita di peso, gonfiore e talvolta diarrea.
La celiachia viene indicata come una patologia multifattoriale in cui, tra i fattori indicati, vi è spesso una predisposizione genetica. »
Essendo quanto appena descritto ciò che è comunemente conosciuto sulla problematica proporrò una visione diversa del problema attraverso uno spunto suggeritomi dal Dr. Valenzi Direttore del Dipartimento di Medicina Integrata e Biofisica UNIFEDER di Firenze:
«Come mai il “principio attivo della Celiachia”, permane in una pentola in cui è stata cotta la pasta anche se pulita in modo perfetto?
Come fa ha rimanere traccia, contaminazione del glutine impedendo l’uso dello stessa pentola ad un celiaco per cucinare altri cibi?»
Risponderemo a queste osservazioni parlando del concetto di Informazioni connesso alle Onde Elettromagnetiche.
Ogni oggetto animato e non che esiste in natura è caratterizzato da un’onda elettromagnetica che lo contraddistingue anche se, nel caso di un essere umano è composto da più onde elettromagnetiche (cuore, cervello, ossa, tessuti, ecc.). Ovviamente a seconda della tipologia di ente o oggetto che analizzo, la sua complessità o meno mi comporta una più difficile o facile identificazione della frequenza che caratterizza il mio soggetto ovvero, se non l’onda il range di frequenze associato.
Se parlo di un colore è facile identifica una frequenza come possiamo vedere meglio.
Infatti la luce a cui l’occhio è sensibile è solo una parte della radiazione che le stelle e gli altri corpi luminosi emettono; l’insieme di tutte le radiazioni prende il nome di spettro elettromagnetico.
Possiamo pensare che le onde elettromagnetiche di lunghezza d’onda compresa tra 400 e 700 nanometri, considerate isolatamente, diano luogo a una tavolozza dei colori. Al variare della lunghezza d’onda noi vediamo il colore variare dal violetto al rosso, formando i sette colori descritti da Newton, violetto, blu, indaco, verde, giallo, arancione, rosso.
Le loro lunghezze d’onda, correttamente identificate da Thomas Young, sono comprese fra 390 e 780 nm; il rosso corrisponde alle lunghezze d’onda maggiori, il violetto a quelle minori. I colori dello spettro nelle bande del visibile (cioè i colori delle radiazioni semplici) sono saturi, hanno, cioè, il massimo di contenuto cromatico, la massima purezza.
Dal punto di vista fisico, le radiazioni dello spettro visibile provenienti dal sole presentano tutte uguale intensità; tuttavia, dal momento che il nostro occhio è particolarmente sensibile alle radiazioni centrali dello spettro, queste ci appaiono più luminose, mentre quelle più lunghe, cioè verso il rosso o meno lunghe, verso il violetto ci sembrano meno brillanti, anche a parità di intensità.
Noi, però, vediamo molte altre tinte.
Si parla di combinazione additiva dei colori quando, proiettando su una schermo tre fasci di luce colorata, per sovrapposizione di due colori se ne ottiene un terzo, come nei casi delle figure precedenti; in questo caso, ogni fascio di luce aggiunge le sue caratteristiche; la sovrapposizione dei tre colori primari genera il bianco.
La combinazione sottrattiva si ottiene viceversa con la luce solare, eliminando in modo specifico alcune componenti attraverso specifici filtri: si può per esempio ottenere luce gialla eliminando le lunghezze d’onda del blu, porpora, eliminando il verde, turchese, eliminando il rosso; sovrapponendo fra loro i colori giallo, magenta e turchese così ottenuti, si ha la presenza contemporanea di due o tre filtri: quando i tre colori si sovrappongono non passa nessuna luce, se invece se ne sovrappongono solo due, filtrerà soltanto la luce che non è stata bloccata.
Quanto appena detto sui colori ci dice ad esempio che in natura il Giallo e la sua frequenza sono frutto di una sovrapposizione di due colori, due onde primarie presenti in natura a differenza del giallo che è un colore generato, infatti è tra quelli definiti secondari.
Gli stessi concetti utilizzati per i colori possono essere estesi per spiegare l’”intolleranza” al glutine: la celiachia.
Dal nostro punto di vista dato che siamo privi dell’esistenza del gene della celiachia così come per altre problematiche analoghe, valutiamo l’assunzione di prodotti contenenti glutine anche con l’esposizione che tali prodotti hanno avuto nel loro percorso di crescita dalla nascita della pianta alla lavorazione del suo frutto: l’esposizione a pesticidi (ma anche l’eventuale modificazione genetica-OGM)!
La persona che manifesta la celiachia, potrebbe, dal nostro punto di vista, essere reattiva alla sostanza tossica che ha contaminato il cereale in questione, a cui si è legata e di cui il cereale è il vettore di trasporto dell’agente patogeno (il pesticida o la modificazione genetica**), a cui il “celiaco ”è veramente “intollerante”.
Quindi, quello che potremmo osservare, è la creazione di una nuova onda elettromagnetica che contiene la Nuova Informazione data dalla sovrapposizione delle Onde elettromagnetiche caratterizzati del pesticida + cereale.
Questa nuova onda potrebbe quindi essere rilasciata nella pentola dove viene cotta la pasta ed il calore è l’agente che crea lo shock e farebbe cristallizzare l’informazione nella pentola.
È come quando una persona ha uno shock psicosomatico che fa collassare l’onda emozionale in un punto ben preciso del corpo creando un blocco fisiologico ed energetico con perdita nel punto stesso di progressiva energia. Quindi una informazione esterna muterebbe lo stato d’essere interno creando un ancoraggio informazionale e quindi un condizionamento.
Lo shock termico a cui è sottoposta la pentola può generare lo stesso processo che lega l’informazione pesticida + cereale, nel metallo della pentola.
Ogni uso della pentola porterebbe quindi l’informazione pesticida + cereale ad ogni prodotto che la utilizza!
Quindi, a livello psicosomatico il malessere dovuto a pesticida + cereale è presente anche in presenza di un cereale sano perché l’informazione pesticida + cereale, ha creato un dominio di frequenze a cui per coerenza il cereale è attratto.
Quindi “il simile attrae il simile”!
È anche la stessa situazione, a cui nessun elettricista ha mai dato risposta, cioè del perché un fulmine che cade in una casa e va a scaricare in una presa, anche se si cambia totalmente l’impianto, il nuovo fulmine quando ricadrà sulla casa, si scaricherà sempre sulla stessa presa e mai in un’altra!
Il fulmine, allo stesso modo potrebbe creare un dominio con la sua frequenza che viene cristallizzato nel percorso che lui compie nell’impianto fino alla zona di scarico. Si cambia i fili ma nella struttura della casa rimane l’informazione e per similitudine il nuovo fulmine sarebbe attratto da ciò che conosce: il percorso del suo predecessore!
Così come in una pentola ben pulita rimarrebbe traccia dell’informazione pesticida + cereale che contamina nelle successive cotture i cibi diversi dal cereale. È lo shock termico ciò che potrebbe innestare il processo di trasmissione creando come detto un dominio con apposita frequenza di riconoscimento: un marker.
Questo tipologia d’impostazione può suggerire spunti diversi di come affrontare la problematica della celiachia in questo caso, valutando un terreno di analisi più ampio e sicuramente più complesso ma anche più ricco di soluzioni e di spunti su cui porre l’attenzione.
Buona riflessione!
Dir. Scientifico I.B.I.
Roberto Fabbroni
** Natural Society 26 Dicembre 2014
Pubblicati i risultati di una ricerca che dimostra la pericolosità degli OGM; secondo questo studio si sarebbero dovuti proibire ancor prima che finissero sul mercato. Il lavoro, intitolato Genetically Engineered Crops, Glyphosate and the Deterioration of Health in the United States of America stabilisce una correlazione significativa fra gli OGM e 22 tra malattie e disturbi.
La ricerca scientifica in questione è stata pubblicata sul The Journal of Organic Systems, ed è costellata di prove dettagliate che dimostrano il legame fra ingredienti geneticamente modificati e malattie quali l’insufficienza epatica od urinaria, i tumori della vescica, l’ipertensione, disturbi vari della tiroide, infarto, obesità ed altri. Il documento è completato da un gran numeri di grafici e tabelle, che già al primo sguardo danno la dimensione di quale sciagura sia per l’umanità l’aver permesso la diffusione degli OGM.
Buona parte della ricerca è focalizzata sull’introduzione del glifosato – un «erbicida» introdotto nel 1974 – e sulle sue conseguenze sulla salute umana; la ricerca ha potuto condurre degli studi a ritroso fino al 1990, dato che non sono disponibili dati antecedenti. Ma è proprio dai primi anni ’90 che l’uso del glifosato è cresciuto esponenzialmente.
Come dettagliato nel documento:
«… tanto negli animali quanto nell’uomo, il glifosato distrugge la capacità di ‘disintossicare gli xenobiotici’. Ne derivano, nell’essere umano, livelli molto più alti di quelle numerose sostanze chimiche contenute negli alimenti e nell’ambiente che sballano il sistema endocrino o causano tumori, provocando danni che non si sarebbero mai verificati in un organismo normalmente in grado di disintossicarsi».
Gli autori riconoscono che la «correlazione» non è la prova di un nesso causale, ma specificano che:
«… abbiamo dati che dimostrano un alto grado di correlazione e di significatività per 22 malattie. Sembra altamente improbabile che siano tutte e solo delle coincidenze casuali»…..